L'equazione fra malattia mentale e comportamento antisociale è sbagliata e ingiusta
Stiamo assistendo in questo ultimo periodo a un’accelerazione dei fenomeni di violenza, peraltro già segnalati in crescita negli ultimi trent’anni. Se gli studi scientifici hanno individuato 130 variabili che possono causare fenomeni di violenza, di fatto sono prevalentemente i fattori socioeconomici, ambientali e culturali a essere i detonanti. L’attuale crisi economica, i cui effetti si manifestano pesantemente in questo ultimo periodo, ha certamente portato a un innalzamento della violenza nella popolazione generale a causa dell’aumento dell’aggressività del singolo individuo e dell’incremento nell’uso di alcol e stupefacenti.La vulnerabilità che colpisce la persona con difficoltà economiche fa affiorare quel tanto di paranoia che alberga in ciascuno di noi. La paranoia non è un male di per sé, ma può generare «il male» se episodi individuali di violenza vengono emulati e divengono collettivi.La violenza è un comportamento, non una malattia, e ha poco a che fare con le patologie mentali, malgrado il frequente luogo comune di associare atti violenti a disturbi psichici. Non esistono i raptus, così come è errato il pregiudizio che porta a considerare malati di mente tutti coloro che uccidono. Dobbiamo invece accettare che la maggior parte degli atti violenti siano compiuti con lucidità, rabbia e determinazione da soggetti con comportamenti aggressivi che mal sopportano le frustrazioni e che hanno spesso una personalità antisociale e una storia personale di comportamenti delinquenziali. Solo il 5 per cento delle persone imputate di omicidio viene dichiarato infermo di mente. Il restante 95 per cento è dichiarato capace di intendere e volere.Attribuire automaticamente gli atti di violenza a persone con disturbi mentali porta ancor più a stigmatizzare queste patologie e coloro che realmente ne soffrono e che si curano. Aumentare la vergogna porta invece a un allontanamento dalle cure di tutti quei soggetti che potrebbero trarne grande beneficio.
Da Corriere della Sera