C. Mencacci. Comprendere il disagio mentale. Presentazione del libro: Dell’Uomo, della Coscienza di A. Giannelli, A. Castaldo, F. Gabrielli, L. Tonello, M. Cocchi. Ed. Plumelia, p. 7, 2013.
Lo sviluppo delle neuroscienze, soprattutto nell’area della genomica e del brain imaging ha permesso una maggiore comprensione dell’interazione tra genetica e ambiente e l’arricchimento di quella nuova area chiamata epigenetica. L’epigenetica riconosce una sostanziale influenza dell’ambiente e quindi degli stili di vita e delle scelte dell’individuo e/o della cultura in cui vive sul benessere della mente. Consente inoltre di prospettare migliori esiti dei trattamenti proposti tramite interventi diversificati su diversi ambiti. La possibilità sia pratica ma anche teorica, di agire a più livelli (da quello farmacologico a quello psicoterapico e somatico) sta consentendo di giungere a nuove ed interessanti modalità di integrazione degli interventi. Nonostante lo sviluppo delle Neuroscienze, non esistono ancora test biologici basati sui geni, sui marcatori nel sangue o sulle immagini cerebrali che aiutino a diagnosticare la malattia mentale. Parte dell’opinione pubblica, colleghi di altre specialità cliniche e psichiatri fortemente ideologizzati, vorrebbero che la psichiatria continuasse a essere una disciplina tradizionale che si occupa solo dei “matti” e di quelle patologie che popolavano gli ospedali psichiatrici. In realtà oggi i problemi di salute mentale che rappresentano la vera sfida del XXI secolo e che riguardano il 40% della popolazione europea, in particolare i giovani (il 75% dei disturbi mentali compare entro i 24 anni), implicano che gli psichiatri si debbano occupare anche di quei disturbi che rappresentano un continuum con la normalità, ma che per intensità, gravità e conseguenze sul funzionamento socio relazionale, sono da considerare patologici.
Dalla Presentazione di Claudio Mencacci.