E’ quanto emerge da una recente indagine condotta da Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, della quale si è discusso a Roma nel corso del convegno ‘Invecchiamento attivo e autodeterminazione per il fine vita: strategie di tutela dell’anziano’. In Italia sono oltre 13 milioni gli over 65 e, secondo i dati Istat, il 77,2% ha almeno una malattia cronica e solo il 36,6% è in buona salute. Considerando che entro il 2050 il numero di anziani dovrebbe raddoppiare (dati Oms), è sempre più importante promuovere un ‘invecchiamento attivo’ che tenga conto non solo della salute, ma anche della partecipazione sociale e della sicurezza dell’anziano, spiegano gli esperti.
“Quello che gli anziani temono di più è l’impossibilità di vivere la vita degnamente insieme alle difficoltà che l’invecchiamento comporta e alle disabilità a esso associate – sottolinea Francesca Merzagora, presidente Onda – E’ importante preservare dunque, oltre alla salute, anche la rete sociale che è uno straordinario strumento di protezione e garantire la possibilità di scelta e autodeterminazione rispetto alle ultime fasi della vita”.
“Onda è impegnata da tempo nel diffondere la cultura di un invecchiamento positivo e attivo – continua Merzagora – e il fulcro è il progetto ‘Bollini RosaArgento’ lanciato nel 2016, volto ad attribuire un riconoscimento alle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) in possesso dei requisiti necessari per garantire non solo una gestione efficace e sicura dell’ospite, ma anche un’assistenza umana e personalizza. Si aprono proprio oggi le candidature per il bando 2019-2020 dei Bollini RosaArgento aperto a tutte le Rsa italiane accreditate al Servizio sanitario nazionale. Le strutture – ricorda – potranno inviare il modulo di registrazione e compilare il questionario di autocandidatura sul sito www.bollinirosargento.it entro il 31 maggio 2018. Mi auguro che le Rsa aderiscano numerose”.
“Già alla fine degli anni ’80 – evidenzia Luigi Bergamaschini, associato di Medicina interna all’Università degli Studi di Milano – Science pubblicava un articolo nel quale veniva stigmatizzata la necessità di superare la consolidata tendenza dei medici a distinguere tra gli anziani con malattia e/o disabilità e quelli che sono esenti da entrambe. Negli anni successivi si è andato progressivamente consolidando il concetto che per invecchiamento ‘di successo’ si dovrebbe intendere una condizione caratterizzata da: basso rischio di malattia e disabilità correlata, elevata riserva funzionale e cognitiva e una vita attiva, partecipata e produttiva. Queste tre condizioni, che devono coesistere, sono alla base delle attuali politiche sociosanitarie che propongono un approccio interdisciplinare per aumentare il numero di soggetti che invecchiano bene”.
“Alcuni eventi quali perdite, disturbi del sonno e disabilità indotta da alcune malattie, sono fattori significativi di rischio per lo sviluppo di depressione – sostiene Claudio Mencacci, direttore Dipartimento salute mentale e neuroscienze, Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano – L’isolamento sociale facilita l’insorgenza di depressione e decadimento cognitivo in quanto mette in sofferenza il nostro cervello sociale. Studi longitudinali indicano come un rapporto povero o conflittuale con il coniuge o l’assenza stessa di un partner siano associati più frequentemente a episodi depressivi in età senile nel sesso maschile. Risulta inoltre rilevante il supporto amicale (71% degli studi) in età avanzata, mentre il supporto dei familiari (non coniuge) risulta meno rilevante (36% degli studi) nel proteggere da episodi depressivi”.
Da La Sicilia