Un salto nel vuoto di alcuni metri davanti agli occhi, increduli, di alcuni compagni. Tragedia stamattina in una scuola ‘benè della Capitale. Uno studente di appena tredici anni è morto dopo essere precipitato da una scala antincendio dell’istituto Santa Maria, al centro di Roma. Soccorso in gravissime condizioni dal 118 è deceduto poco dopo in ospedale. Gli investigatori non hanno dubbi che si sia trattato di un suicidio.
A quanto ricostruito, il ragazzino si è staccato dal gruppo compagni che scendevano in cortile per la ricreazione ed è risalito, ha scavalcato la ringhiera e si è lanciato nel vuoto. «Ha detto ‘ciao a tuttì e poi si è lanciato», hanno raccontato alcuni ragazzi uscendo da scuola. In classe i carabinieri della compagnia piazza Dante, che indagano sulla vicenda, hanno ritrovato un suo biglietto d’addio: poche parole per esprimere il tormento di un adolescente «molto sensibile», dicono i compagni. Un dissidio poco manifesto e poco visibile tanto che i suoi compagni di terza media, ascoltati dai militari, lo vedevano «allegro e solare». Parole usate anche dal suo amico del cuore, ora distrutto. Nei prossimi giorni, forse già domani, verranno sentiti anche i genitori, due funzionari statali, che sono corsi in ospedale appena avuta la notizia. Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti per far luce sul suicidio. Il pm Elena Neri procede per istigazione al suicidio, un’ipotesi configurata per svolgere una serie di accertamenti a tutto campo. Dolore e sgomento a scuola dopo l’accaduto. Molti i genitori che si sono precipitati dai loro figli. «Non capiamo cosa sia potuto succedere per spingerlo a lanciarsi giù» dice un papà descrivendolo come un ragazzo «solare e socievole, un tipo tosto». Sotto choc i compagni, in particolare l’amico del cuore, che non riescono a darsi una spiegazione.
Distrutti anche perchè alcuni hanno anche assistito al gesto improvviso senza avere il tempo do fare nulla per salvare l’amico. «Siamo addolorati – dicono alcuni studenti – conoscevamo lui e anche il fratello. Era un bravissimo ragazzo, non riusciamo a capire perché lo abbia fatto. Non riusciamo a crederci». E sul caso è intervenuto Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli – Sacco di Milano. «L’ipersensibilità – ha spiegato Mencacci – è una qualità che purtroppo è poco riconosciuta, sia dall’interno che dall’esterno. Le persone iper-sensibili si considerano sbagliate, ma hanno una sensibilità che va riconosciuta e tutelata», spiega. A questa si aggiunge l’impulsività, centrale nell’adolescenza.
«È l’impulsività di un giovane che fa un gesto in maniera clamorosa e visibile, di fronte ai compagni- ha continuato – C’erano degli spettatori voluti, i compagni, gli amici, quelli che ogni giorno frequentava». Ora resta il dolore di questi ragazzi e soprattutto della famiglia alla quale la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha espresso «profondo cordoglio e vicinanza»