Primo Congresso 'La salute della donna' reclama cure differenti.
Le malattie cardiovascolari sono causa di morte per il 55% delle donne contro il 43% degli uomini, la depressione colpisce le donne in proporzione 2 a 1 rispetto agli uomini e stress e depressione sono fattori di rischio ‘emergenti’ specifici della donna per le malattie cardiovascolari.
Sono i dati su cui si è aperto stamani a Milano il 1° Congresso nazionale ‘La salute della donna’, organizzato dall’ Osservatorio sulla salute della donna (ONDA), che ha affrontato il tema col coinvolgimento di specialisti di tutte le branche della Medicina, dall’oncologia alla ginecologia.
Il fatto è che “donne e uomini sono diversi – ha sottolineato la cardiologa Maria Penco (Università dell’Aquila) – anche davanti alle patolologie più comuni, e dovrebbero ricevere diagnosi e terapie diverse. Ma nelle sperimentazioni dei farmaci per il cuore, il numero delle donne coinvolte non supera mai il 30-35% e questo non può non incidere sui risultati”.
Vincenzo Silani, neurologo dell’IRCCS Istituto Auxologico di Milano, ha proiettato una diapositiva relativa a uno studio USA pubblicato a luglio su Journal of Alzheimer Disease, che mostra come il flusso sanguigno cerebrale è diverso negli uomini e nelle donne: “Nei primi la perfusione prevalente è nell’ emicervelletto destro, nelle donne è nelle aree entorinali-ippocampali”. Silani si è limitato a riferire il dato, ma si sa che l’ippocampo è la prima struttura a degradarsi nel deterioramento cognitivo lieve e nella malattia di Alzheimer. E da un altro studio dell’University of South California, risulta che le donne sarebbero più predisposte a sviluppare la patologia rispetto agli uomini, in particolare tra i 65 e i 75 anni di età.
Ma è stato lo psichiatra Claudio Mencacci, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Onda a far notare che sono stati identificati almeno 6500 geni ‘accesi’ in modo diverso nei cervelli di uomo e donna, quindi circa 1/4 su un totale di 24 mila, come indica uno studio studio pubblicato sulla rivista BMC Medicine dell’Istituto Weizmann di Israele.
Mencacci ha poi citato un altro studio pubblicato giorni fa sull’European Journal of Preventive Cardiology (EAPC) che rileva come pazienti ricoverati per infarto acuto manifestano sintomi di ansia o depressione in misura del 22,1% gli uomini e 39,4% donne. Ma nonostante la prescrizione di una terapia specifica, dopo la dimissione solo il 2,4% di essi la continua.
Da Ansa e La Repubblica