Depressione, per molti sembra ancora un male oscuro, eppure sempre più persone nel mondo ne soffrono con conseguenze spesso distruttive sia per chi ne è affetto che per le persone che li circondano.
Depressione, per molti sembra ancora un male oscuro, qualcosa forse addirittura di immaginario, eppure sempre più persone nel mondo ne soffrono con conseguenze spesso distruttive sia per chi ne è affetto che per le persone che li circondano. I casi diagnosticati crescono di anno in anno con prevalenza di donne, ma anche i bambini non ne sono immuni. Questo male rappresenta una vera e propria “crisi globale”, ne è convinto Claudio Mencacci, presidente Sip (Società italiana di Psichiatria) nell’intervento che ha svolto al XXXVII Congresso nazionale di Sifo, la Società Italiana di farmacia ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle aziende sanitarie, in corso fino al 4 dicembre a Milano.
Il presidente Sifo ha spiegato che “Si tratta di una patologia che ha assunto una dimensione epidemica: 350 milioni nel mondo, oltre 30 milioni nell’Europa a 28 Stati, e oltre 4 milioni nel nostro Paese”. E si tratta, comunque, di stime prudenti. “Va riconosciuto alla Regione Lombardia di essere stata una delle prime Regioni ad aver fatto, oltre 20 anni fa, un’indagine sui suoi cittadini in cura”. Le stime parlano di una cifra “tra le 550 e 600 mila persone come prevalenza annuale. Questa condizione trova anche un suo riscontro nella dimensione della città metropolitana di Milano” dove si registrano “225 mila, 250 mila persone affette”, mentre “per la città di Milano vengono calcolate tra le 77 mila e 84 mila persone”. Certo, ha sottolineato Mencacci, “le aree urbane possono avere motivi supplementari” per cui si sviluppa questa patologia, “legati non solo agli stimoli luminosi, sonori e alla maggiore facilità di stili di vita meno salubri”. Per esempio, quello dei disturbi del sonno è un tema “sul quale come Società scientifica di psichiatria siamo molto attenti”. Intanto le statistiche generali dicono che un paziente su tre si cura. Questo, ha spiegato Mencacci, “perché pesano ancora i sentimenti di vergogna, di stigma, di isolamento della persona stessa che soffre di depressione, e del contesto non solo dell’individuo, che tende a costruirsi un isolamento sociale, ma anche delle persone, familiari, amici che a loro volta risentono di questo atteggiamento di isolamento. La nostra azione come società scientifica è di avvicinare le persone alle cure, lanciando un messaggio: tutte le depressioni sono curabili, molte sono guaribili”.