Presidente Società psichiatria,rischio altri casi per emulazione.
(di Manuela Correra) (ANSA) – ROMA – Un ragazzo depresso e con ”un evidente disturbo di personalità di tipo narcisistico paranoico, che ha voluto ‘riscattarsi’ diventando un ‘eroe negativo’, ma sul quale ha pure giocato pesantemente un effetto emulazione, come dimostra il suo culto per precedenti folli massacri come quelli di Utoya, in Norvegia, e nella scuola di Winnenden vicino Stoccarda”. Il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, tratteggia così la personalità di Ali Sonboly, il diciottenne tedesco-iraniano che ieri ha compiuto una strage nel centro commerciale Olympia di Monaco. E mette in guardia da un probabile e pericoloso ‘effetto contagio’, per scongiurare il quale ”cruciale è il ruolo dei mass media”.
”Ci troviamo di fronte ad un ragazzo depresso, che era in cura, forse oggetto di atti di bullismo, comunque in una situazione di disagio – spiega Mencacci – che lo rendeva in qualche modo sganciato dal tessuto sociale circostante, emarginato. Il modo per ‘riscattarsi’ era dunque quello di compiere un atto spettacolare, che coinvolgesse anche altri, diventando un ‘eroe negativo’ e conquistando la platea e le prime pagine dei media internazionali. Questo era il suo modo per dare significato ad un’esistenza che ne era apparentemente priva”. In questo senso, avverte l’esperto, ”prende piede una nuova ‘arma letale’, che è quella, come nel caso di Monaco, del suicidio-omicidio allargato, ovvero del soggetto che decide di togliersi la vita coinvolgendo e uccidendo anche altri, come garanzia di notorietà e, dunque, riscatto”. In questo caso, l’attentatore non aveva legami con l’Isis, tuttavia ”appare vicino ad una filosofia filo-nazista e di rifiuto del mondo”.
Dunque, in questo, come nei tanti casi di giovani spesso di seconda generazione straniera che diventano foreign fighters islamici, ”alla base del malessere psicologico vi è quasi sempre una perdita dell’identità e delle radici: proprio la perdita d’identità – afferma Mencacci – è la miccia che può spingere alla radicalizzazione, trovando una nuova identità da ‘soldato Isis’ prontamente e facilmente reperibile anche in Rete, o che può spingere ad impugnare un’arma conquistando l’identità di eroe negativo come ha fatto l’attentatore di Monaco”. Fenomeni pericolosi ma anche ‘contagiosi’. Da qui l’allerta dello psichiatra: ”Non escludo che Sonboly sia stato influenzato anche dall’episodio del giovane afghano che pochi giorni fa, sempre in Germania, armato di accetta ha ferito alcune persone su un treno. Attenti dunque alla spettacolarizzazione di tali atti”. Per questo, sottolinea, ”i media, anche se è un compito difficile, dovrebbero cercare di non diventare una cassa di risonanza per tali gesti criminali”.
Come? Ad esempio ”non indugiando sui particolari e non spettacolarizzando le storie degli attentatori”. Ora, è il monito del presidente degli psichiatri, ”è quindi fondamentale evitare delle vetrine pericolose che possono diventare fonte di emulazione, purtroppo, per tanti”.