La pandemia da Covid-19 ha colpito l’umanità come un uragano senza precedenti per i suoi effetti sulla salute, sulle abitudini sociali e sull’economia.
Metà delle persone contagiate ha ora dei problemi psichiatrici, con incidenze del 42% per insonnia e ansia, 28% per stress post-traumatico e 20% per disturbi ossessivo-compulsivi.
Le conseguenze da Covid-19 riguardano anche chi non è stato toccato direttamente dal virus. Tra i familiari dei pazienti deceduti, il 10% andrà incontro entro l’anno ad uno stato di depressione.
La crisi economica provocata dalla pandemia incrementa a sua volta i disagi familiari: il rischio di depressione è doppio se il reddito annuale è inferiore ai 15mila euro e diventa tre volte di più se in casa c’è un disoccupato. Si stima che saranno almeno 150mila i nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione, ma la situazione potrebbe peggiorare perché tutte le condizioni di fragilità sanitaria, emotiva e sociale che si stanno creando non si sommano ma si moltiplicano esponenzialmente sullo stato psico-fisico della popolazione.
Ad alto rischio sono principalmente le donne, per natura più predisposte alla depressione e più toccate dalle ripercussioni sociali e lavorative.
Questo quadro, piuttosto negativo, è emerso in occasione dell’ultimo Congresso nazionale della Società italiana di neuro-psico-farmacologia, tenutosi on-line il l9 gennaio scorso e i cui dati sono stati riportati dal quotidianosanita.it.
Le condizioni sanitarie, economiche e sociali che si sono create nell’ultimo anno a causa della pandemia hanno determinato un impatto notevole sullo stato psichico di tutta la popolazione ma in particolare di coloro che hanno subito indirettamente le gravi conseguenze della malattia, non potendo essere stati vicino a un congiunto per l’estremo saluto.
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