«Se la vita è difficile da sopportare è perché è molto difficile sopportare se stessi». La citazione di Jung, postata sul profilo Facebook da Alessandro Pontin, che ha accoltellato ieri mortalmente a Trebaseleghe (Padova) i figli Pietro e Francesca, di 13 e 15 anni, prima di suicidarsi, appare a posteriori come la disperata sintesi di un profondo malessere.
Purtroppo tra i segnali che precedono tragedie di questa portata ci sono stati spesso proprio messaggi affidati ai social network, che rivelano un aspetto depressivo importante e forse sottovalutato. Anche se la modalità utilizzata da Pontin, particolarmente violenta, fa pensare più a una sorta di punizione nei confronti di qualcuno. Modalità tipica di chi intende compiere un atto di totale crudeltà, per condannare un’altra persona a una pena che non finirà mai.
L’uomo, falegname con la passione per la filosofia olistica e i massaggi, era divorziato da tempo e sui social si dichiarava fidanzato. Chi lo conosce racconta che stava attraversando un periodo positivo dopo la dolorosa separazione. Dietro alcuni patricidi e matricidi possono celarsi gravi disturbi che rientrano
nella sfera psicotica.
Questi soggetti cadono in preda a un delirio ’salvifico’, per cui si convincono che uccidere le proprie creature sia in realtà l’unico modo per proteggerle. Talvolta le motivazioni vanno ricercate nello stato di alterazione, conseguente l’uso di sostanze, come alcol e droga. Il fenomeno dei figlicidi, stando
alle statistiche, risulta in aumento. Ormai si parla di 5 casi ogni 100mila nati. E il 2020 è stato purtroppo un anno terribile anche sotto questo profilo.
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