Uso frequente di smartphone, sviluppo della tecnologia e dei social network: sono queste le cause principali di una nuova insonnia, che parla il linguaggio dei giovani e che colpisce principalmente gli under 18.
C’è un nuovo tipo di insonnia e questa volta ad essere colpiti sono gli adolescenti. Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale dell’ASST FBF-Sacco di Milano, afferma: “Studi su campioni ampi (più di 100.000 ragazzi) hanno trovato una forte correlazione tra disturbi del sonno (quantità di sonno inadeguata, scarsa qualità del sonno) e utilizzo di smartphone e social network soprattutto nelle ore serali”. Tradotto: più si guarda il cellulare dopo cena, peggio (e meno) si dorme.
E se è vero che l’insonnia, se trascurata, rischia di agire da “detonatore” su diverse patologie psichiche (tra cui patologie depressive) c’è di che preoccuparsi: “Gli adolescenti di oggi” – continua infatti Mencacci – “tendono a dormire meno di 6 ore almeno il 10% delle notti. A 18 anni il 75% dei ragazzi dorme meno di 8 ore e solo il 3% degli stessi dorme più di 9 ore”. Dati poco rassicuranti, che sono stati diffusi qualche settimana fa durante la presentazione del libro Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza scritto da Claudio Mencacci e dal Dott. Gianni Migliarese, edito da Pacini Editore.
Se le trasformazioni profonde apportate dallo sviluppo delle tecnologie e dell’utilizzo della rete non sono ancora pienamente valutabili, l’allarme era già stato lanciato due mesi fa da Sean Parker, co-fondatore di Facebook, durante una conferenza a Philadelphia. Riferendosi all’influenza dello sviluppo tecnologico sulle modalità di pensiero e di sviluppo psichico degli adolescenti, Parker aveva sentenziato: “God only knows what it’s doing to our children’s brains” (“Solo Dio sa cosa sta succedendo al cervello dei nostri piccoli”). Un allarme che non è scatenato solo dai problemi di insonnia; i social network secondo Parker cambiano infatti la relazione di un individuo con la società e con gli altri. I Mi Piace travalicano la realtà, scatenando quella che in America viene definita “fomo” (la cosiddetta “fear of missing out”, paura di rimanere tagliati fuori dai flussi di notizie e aggiornamenti), sugli adulti, ma anche (e soprattutto) sugli adolescenti.
Paure che rischiano di portare ad un aumento di comportamenti impulsivi, acuiti – se non innescati – dall’uso massiccio del gaming: se i videogiochi da una parte migliorano l’attenzione visiva e la coordinazione, dall’altra rischiano infatti di scatenare atteggiamenti aggressivi. Colpa, forse, di un’insoddisfazione di fondo di molti adolescenti, se è vero che “In Italia abbiamo circa 8 milioni e 200 mila giovani tra i 12 e i 25 anni” – sostiene Mencacci – “e circa il 10% (dati ISTAT) si dichiarano globalmente insoddisfatti della loro vita, delle loro relazioni amicali, familiari e della loro salute”.
Il rischio è allora quello di elevare lo smartphone ed il suo utilizzo: non più semplice strumento utile a migliorare la quotidianità, ma vero e proprio compagno di vita, di giochi e soprattutto di socialità. Perché, se gli adolescenti italiani trascorrono in media 7 ore al giorno sul web (fonte: Osservatorio sulle tendenze e comportamenti degli adolescenti) forse lo fanno anche per evadere da una realtà deludente, rifugiandosi nella rete e nelle sue dinamiche. Occorre quindi monitorare costantemente e gestire l’utilizzo di smartphone e tecnologia durante l’adolescenza, periodo cruciale in cui la maturazione cerebrale è straordinariamente sensibile agli stimoli dell’ambiente. Positivi o negativi.