Nell’ultimo periodo, il tema è stato al centro delle cronache, aprendo un vero e proprio vaso di Pandora. Molte donne hanno così trovato il coraggio di parlare e puntare il dito contro datori di lavoro, allenatori, superiori o colleghi che, in diversi contesti, sono stati protagonisti di molestie fisiche o psicologiche. I dati Istat rivelati in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne parlano chiaro.
I numeri della violenza
Perché si denuncia in ritardo
Spesso le denunce di molestia o violenza arrivano a distanza di anni dall’accaduto. Perché? «Ci sono varie motivazioni perché questo accade» spiega Claudio Mencacci, Direttore Dipartimento Neuroscienze e Salute mentale ASST Fatebenefratelli-Sacco ed ex Presidente della Società Italiana di Psichiatria. «Una donna può pensare che i suoi problemi non siano abbastanza gravi da essere segnalati, può provare un senso di impotenza e pensare di non riuscire a trovare risorse adatte a risolvere la situazione. Oppure può essere legata al suo maltrattatore o abusatore da una dipendenza economica, può provare sentimenti di protezione nei confronti del partner e la speranza in un suo cambiamento, può credersi responsabile della violenza, o ancora, e queste sono le più gravi, credere di non meritare aiuto e aver paura di svelare la situazione di violenza per il timore di mettere a repentaglio la propria sicurezza e quella dei figli, se si hanno».
Donne che fanno rete
Oggi molte donne stanno trovando l’opportunità e il coraggio per parlare. «La consapevolezza di non poter più tollerare e accettare la vergogna della violenza subitasta finalmente aiutando a costruire una rete tra le donne».
Il sistema sta crollando
Quello che sta accadendo negli ultimi mesi a livello mediatico è positivo, perché sta facendo crollare un sistema e lo sta facendo crollare davanti agli occhi di tutti. «Il sistema per cui si riteneva che certi atteggiamenti e comportamenti prevaricatori da parte degli uomini fossero la normalità sta cadendo. Crolla l’idea che certe espressioni o modalitàdi corteggiamento – che in realtà sono solo abusi – debbano per forza essere presenti in un percorso professionale. Questo comportamento non deve essere più accettato».
La solidarietà tra donne deve essere indistinta
Nonostante le donne stiano facendo sempre più squadra per combattere la violenza, per parlare e denunciare, a volte nel dare solidarietà fanno delle distinzioni. Questo accade soprattutto quando le vittime sono donne avvenenti, ad esempio attrici che hanno fatto carriera. Perché alcune donne ricevono meno solidarietà di altre? «Questo è il residuo di una difficoltà insita nel genere femminile, che è quella di fare gruppo e darsi sostegno a vicenda» spiega Mencacci. «Purtroppo le donne hanno la tendenza a dividersi e a far prevalere quelle che possono essere reciproche invidie, o gelosie. Questo rischia di rompere il gruppo e quindi la solidarietà, che invece dovrebbe essere indistinta».
Alcune iniziative
A livello internazionale, dal 25 novembre al 10 dicembre, Giornata per i diritti umani, sarà attiva la campagna UniTE dell’Onu contro la violenza sulle donne in tutto il mondo. Si può aderire alla campagna attraverso i canali Facebook e Twitter e condividendo sui social network gli hastag #16days e #orangetheworld, postando foto e video riguardanti il proprio contributo in questa battaglia culturale. A Roma si terrà la manifestazione nazionale Non Una di Meno, ma iniziative locali si potranno trovare in ogni città d’Italia.
Giulia Masoero Regis
Da OK Salute