Ha voluto i compagni come spettatori di un gesto fatto in maniera «clamorosa e visibile» il ragazzo morto a scuola a Roma, che secondo le ricostruzioni si sarebbe gettato dalla tromba delle scale dopo aver salutato gli amici. Un gesto di una persona sensibile, iper-sensibile, alla cui sensibilità va aggiunta l’impulsività legata all’età adolescenziale.
A spiegarlo Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano. «L’ipersensibilità – spiega Mencacci – è una qualità che purtroppo è poco riconosciuta, sia dall’interno che dall’esterno. Le persone iper-sensibili si considerano sbagliate, ma hanno una sensibilità che va riconosciuta e tutelata».
A questa si aggiunge l’impulsività, centrale nell’adolescenza. «È l’impulsività di un giovane che fa un gesto in maniera clamorosa e visibile, di fronte ai compagni- prosegue Mencacci – è la drammatizzazione, spettacolarizzazione del gesto, non fatto in una stanza o un balcone la notte o al mattino presto. C’erano degli spettatori voluti, i compagni, gli amici, quelli che ogni giorno frequentava». L’esperto ricorda anche che «tra i giovani, il lanciarsi nel vuoto e l’impiccagione sono le modalità più frequenti nei maschi» che sono in generale molto più inclini al suicidio (77-78% dei suicidi è carico del genere maschile).
«La scuola – rileva ancora Mencacci- non sappiamo se per lui era luogo accoglienza o di conflitto, ma aver fatto un gesto simile fa propendere per il conflitto. Il non essere abbastanza ascoltato, accettato o rispettato. Bisogna sempre pensare a fenomeni sottostanti come bullismo o cyber- bullismo». Per i genitori il consiglio è tenere sempre aperto il «canale del dialogo» con i figli, osservando se hanno disturbi del sonno, calo del rendimento scolastico o altri cambiamenti. Per la scuola, invece, «fare iniziative che permettano ai ragazzi di poter parlare e affrontare l’impatto, per prevenire potenziali situazioni emulative».
Da Leggo