In apparenza sembra tutto inspiegabile, nella realtà quella della mamma di Arezzo è una tragedia che potrebbe capitare a chiunque, anche ai genitori migliori.
A spiegare le dinamiche mentali del dramma è lo psichiatra Claudio Mencacci, presidente della società italiana di psichiatria.
Dottor Mencacci, quello di Arezzo non è un caso isolato.
«In questi ultimi sette anni c’è stato in media un caso all’anno simile a questo. Nel 2011 ci sono stati addirittura tre episodi. Notiamo che accade più frequentemente in estate».
Ma come è possibile non ricordarsi per ore di aver scordato la bambina in auto?
«Lo dice chiaramente anche la sentenza del caso di Piacenza. In quel caso era stato confermato che si trattava di amnesia dissociativa, termine che a un non esperto dice poco ma che esiste, seppur mai quantificata».
Quindi non è semplice distrazione ma un vero black out mentale?
«È una sconnessione delle funzioni integrate della coscienza, della memoria e della percezione. Queste alterazioni possono essere anche improvvise e transitorie. In questo caso va appurato tutto, bisogna valutare il quadro medico generale della donna, verificare se soffriva di epilessia, depressione o abusava di sostanze, ma è molto probabile si tratti di una disconnessione della corteccia con le funzioni della memoria temporale. Questo black out si verifica là dove le condizioni di stress arrivano a livelli alti, dove c’è quotidianità, routine. E dove esiste sovraccarico e assorbimento nei propri pensieri».
Per questo può accadere a tutti?
«Sì, io da tempo dico di mettere in auto dispositivi sonori. Oppure di chiedere agli asili di chiamare se non vedono arrivare i bambini. Sembra una sciocchezza ma si salvano vite».
La mamma di Arezzo come potrà sopravvivere al senso di colpa?
«Per lei sarà sempre un senso di colpa ma per la scienza è un fenomeno di natura biologica. Andrà seguita come si fa con i grandi traumi, tipo quelli da terremoto».
Da Il Giornale