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Ortoressia e vigoressia. Il corpo “prigioniero”.

11 Luglio 2016

Chi vive ossessionato dalla scelta dei cibi "giusti" o dal controllo della forma fisica e del tono muscolare crede di essere invulnerabile ma invece nasconde una negazione della realtà e una gran paura di vivere.

Scivolare nel patologico non è difficile quando tutti i pensieri ruotano attorno a ciò che può fare bene o male: fobia di ciò che riteniamo dannoso, ossessione per fare sempre ciò che è giusto sono i due campanelli d’allarme per capire che si sta esagerando. «In campo alimentare il salutismo fanatico diventa ortoressia: selezione, ricerca e preparazione del cibo secondo precisi canoni ritenuti salutari diventano il fulcro di tutte le giornate – spiega Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Psichiatria -. Gli ortoressici hanno tratti ossessivi e sono costretti dalla loro malattia a perdere enormi quantità di tempo in tutto ciò che ruota attorno agli alimenti: anche la preparazione dei piatti deve sottostare a precisi rituali, si possono passare ore a vagliare le caratteristiche dei prodotti per accertarsi che siano sani. Tutto questo non è privo di conseguenze, fisiche e psicologiche: dal punto di vista organico l’ortoressia può portare a squilibri elettrolitici, carenze vitaminiche, problemi muscolari; psicologicamente si associa a rigidità mentale, insoddisfazione e ansia se non si riesce a mangiare come si vorrebbe. I pazienti in genere si sentono superiori agli altri per le loro scelte “illuminate”: pensano per esempio, a torto, che le loro abitudini alimentari siano d’aiuto al pianeta e tendono a svalutare chi secondo loro non mangia sufficientemente sano, visto che ritengono che l’alimentazione debba essere il centro della vita di ognuno. In realtà le loro convinzioni sono spesso dettate dall’ignoranza e si basano sul falso concetto che lo stato di salute dipenda solo da ciò che mangiamo».

La percezione del proprio corpo

Quando il pensiero del cibo sano soffoca tutto e non accettiamo neppure un invito al ristorante per evitare di incappare in alimenti “non controllati”, è giunto il momento di chiedere aiuto. Lo stesso vale se si soffre di vigoressia, il salutismo portato all’estremo in tema di esercizio fisico, spesso associato a ortoressia: chi ne soffre, soprattutto uomini, pensa che la salute sia sinonimo di muscoli scolpiti da ottenere a ogni costo. «Si tratta di vere dipendenze – osserva lo psichiatra -. Ma è difficile che il paziente ammetta il suo problema perché lo vive come la normalità; queste persone avrebbero bisogno di sostegno psicologico e psicoterapico perché devono recuperare una corretta percezione del proprio corpo. La società attuale, basata su modelli estetici che non corrispondono a una realtà “normale”, spinge a perdere il contatto con se stessi, a voler perseguire in ogni modo canoni fisici di presunta perfezione: a questo si salda il timore che tutto possa far ammalare se non controlliamo dieta o forma fisica ed ecco che compaiono ortoressia o vigoressia. Che fanno credere di poter essere onnipotenti, invulnerabili, ma di fatto nascondono una negazione pervicace della realtà, una gran paura di vivere».

Paura (infondata) di essere malati

Il salutismo fanatico si associa spesso anche a ipocondria: se tutti i comportamenti ruotano attorno alla ricerca di salute, capita spesso di credere poi che tutto possa minacciare il proprio benessere. «L’ipocondriaco si “ascolta” di continuo per percepire segni di malattia, che cerca anche attraverso visite ed esami senza fine, perché quando dai controlli non emergono prove di patologia il paziente dà la colpa all’inesperienza del dottore o a test inefficaci – chiarisce Mencacci -. L’angoscia è profonda e può diventare perfino panico perché si è invasi da pensieri negativi, qualsiasi sintomo sembra preludere a malattie mortali. Quando ansia e panico diventano incontrollabili, il paziente spesso capisce di aver bisogno di aiuto: una psicoterapia adeguata, talvolta associata all’uso di medicinali, può far tornare a una vita normale».

Da Corriere della sera

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