Il cambio di farmaci riduce l'aderenza terapeutica
La sostituzione del farmaco generico con un altro equivalente, espone il paziente al rischio di incorrere in errori di assunzione, sospensione o addirittura interruzione della terapia.
«Più aumenta il numero delle sostituzioni tra generici, minore è l’aderenza al programma terapeutico in atto – esordisce Nicoletta Orthmann, Referente medico-scientifico di Onda, nel corso della Conferenza stampa tenutasi stamattina a Milano grazie all’attività congiunta dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) con DOC Generici – Per il trattamento delle patologie croniche invece risulta cruciale mantenere la continuità terapeutica anche dopo il raggiungimento dei risultati positivi, per garantire la maggior efficacia e sicurezza del trattamento e ridurre il rischio di complicanze e di ospedalizzazione».
Come confermato da uno studio condotto su oltre 14.500 pazienti dell’ASL di Bergamo e Pavia, presentato proprio oggi durante la conferenza stampa, la tendenza a sostituire un farmaco generico con un altro equivalente infatti, nonostante sia una pratica assai comune, si traduce in una minor aderenza alla terapia, ovvero in errori di assunzione, sospensione o addirittura interruzione del trattamento farmacologico prescritto al paziente.Dall’analisi peraltro è emerso come, se una prescrizione di generico su due viene sostituita con un altro equivalente, si sia verificato un calo dell’aderenza alla terapia prescritta nel 48% dei casi di dislipidemia, nel 36% dei casi di diabete, nel 21% di reumatologia, nel 19% di psichiatria e nel 10% di ipertensione, ovvero in tutte e sei le aree prese in esame dallo studio.
«Anche nell’area della psichiatria lo studio in oggetto ha dimostrato che, all’aumentare della sostituzione orizzontale tra farmaci generici, diminuiscono aderenza e persistenza alla terapia – aggiunge il professor Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano – Considerando però che, per esempio, quasi il 50% dei pazienti in terapia sospende il trattamento per la depressione nei primi tre mesi ed il 70% nei primi sei mesi, è importante ridurre i fattori che possono influire sulla aderenza alle cure. Si consiglia pertanto di mantenere sempre lo stesso ‘brand di generico’ con il quale si è iniziata la cura e raggiunto gli esiti positivi».
«I risultati del nostro lavoro mostrano che il generico funziona come il farmaco brand, tuttavia un continuo cambio tra equivalenti potrebbe creare confusione e infine ridurre l’aderenza dei pazienti alle terapie – conclude quindi il Professor Giorgio Colombo, docente presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Pavia– I medici e i responsabili amministrativi pubblici dovrebbero considerare l’impatto di frequenti sostituzioni generiche sulla persistenza ed aderenza, che possono influenzare l’efficacia e/o la sicurezza dei nostri trattamenti».
Da Il Giornale