Lo psichiatra: «bisogna andare oltre la paura». Ecco perché bisogna comunque continuare a vivere.
Venerdì 13, non è solo una data fatidica per è superstizioso, ma una giorno che nessuno potrà mai dimenticare. La Francia – e poi il mondo intero – ha assistito a una carneficina. Centinaia di morti e feriti, tutte persone colpite in un momento di vita «normale», di quotidianità. Questo è forse il fatto più sconcertante che terrorizza tutti, che fa vedere la vita e la libertà personale minacciata da un forza oscura che si materializza sotto il nome di ISIS.
Una paura collettiva
Il terrore è un sentimento che dilaga, che si diffonde a macchia d’olio. Ed è questo ciò che è accaduto ai cittadini di tutto il mondo. «La reazione a caldo è emotiva: abbiamo paura, siamo disorientati e cerchiamo, anche inconsciamente, la vicinanza e il supporto», spiega ad AdnKronos Salute il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano.
Peggio dell’11 settembre?
E’ un trauma che si ripete: la paura di andare in luoghi affollati, di prendere un bus, di temere un attacco in un luogo fino a ieri considerato sicuro. «Una reazione normale, certo. Ma da qui a qualche giorno occorre riuscire ad andare oltre la paura: serve uno sforzo collettivo, perché il coraggio dopo un trauma come questo, come l’11 settembre, possiamo trovarlo insieme».
La paura va controllata
«E’ essenziale che il senso di pericolo e di insicurezza che stiamo vivendo non si incardini – continua lo psichiatra – attivando una perenne allerta. Il ruolo di chi ci governa è importante: la reazione deve essere ferma e determinata, per aiutarci a ritrovare un senso di protezione e a tornare il prima possibile alla normalità. Ecco, bloccare i voli per Parigi non è, secondo me, la risposta più corretta. Rischia di essere un boomerang, perché alimenta la paura». E se da un lato tutto ciò è vero, dall’altro c’è da chiedersi cosa potranno fare di concreto le istituzioni e i governi per proteggere la sicurezza del loro Paese?