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Il giallo di Laura caduta dalla nave

3 Settembre 2015

Caso chiuso in Norvegia, poi il risveglio dal coma: non volevo suicidarmi. Torino indaga.

Il volo, l’ impatto, il coma e, dopo quindici giorni, il risveglio. Cos’ è successo a Laura Stuardo quella sera di luna piena del 20 luglio scorso, in quel fiordo norvegese, su quella nave da crociera dove stava viaggiando con il suo compagno di vita? Dopo la grande paura e il lungo sonno, la cinquantatreenne Laura, professione bancaria, un marito separato e una figlia a Torino, ha balbettato poche stentate parole: «Non penso di aver cercato di suicidarmi perché non mi era mai passato per la mente». Era precipitata da quasi quaranta metri d’ altezza sulle acque fredde del piccolo porto di Flåm dove la Costa Fortuna aveva ormeggiato in attesa di solcare nuovamente il Mare del Nord.
I suoi ricordi affiorano giorno dopo giorno ma sono ancora molto deboli. «Per ora la sua memoria arriva al momento della cabina, dove c’ era anche il suo compagno e dal cui balcone è poi volata giù. Ma da lì in avanti, solo buio», dicono gli inquirenti della Mole che sulla vicenda vogliono vederci chiaro, analizzando bene il lavoro dei loro colleghi norvegesi che hanno archiviato il caso come disgrazia.
Il pm di Torino Marco Sanini ha infatti aperto un fascicolo contro ignoti «nel quale non si ipotizza ancora alcun reato», fa sapere chi indaga. Il magistrato attende gli atti in arrivo da Oslo per poi eventualmente procedere e sentire vari testimoni. Primo fra tutti il compagno di Laura, che in questi giorni è al capezzale della donna e, assicurano gli investigatori, felice del risveglio. «Quella sera l’ ho vista cadere e ho tentato di afferrarla ma non ci sono riuscito», aveva dichiarato alle autorità norvegesi.
Un video acquisito dalla polizia di quel Paese non aiuta a capire: «Si vede lei in volo ma non la prima fase della caduta. Per noi le possibilità sono tre: suicidio, incidente o intervento di terzi, omicidio», precisano con grande prudenza i carabinieri di Torino che stanno indagando sulla vicenda.
La ricostruzione del fatti sembra appesa alle parole che via via escono dalla bocca Laura, la quale ha nella testa, per il momento, solo giorni felici: «Nessun litigio, nessuno scontro». Ma anche nessuna buccia di banana, nessun incidente. Il che rende sospettosi i familiari di Laura che non escludono la pista del tentato omicidio. Cosa è successo, dunque, quella sera? «Attenzione perché la paziente può aver subito dei danni cerebrali», avvertono dal reparto di Neuroriabilitazione dell’ Unità spinale del Cto di Torino. Domanda: quant’ è attendibile la versione di Laura?
«Esiste il fenomeno della False memory , i falsi ricordi della memoria, che nei pazienti usciti da uno stato di coma si presenta in modo accentuato spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano . Fenomeno per cui si ricordano fatti che non sono successi o che sono andati diversamente. Qualsiasi cosa dica la signora dev’ essere dunque valutata molto bene. Perché può essere che aggiunga nuovi frammenti, nuove immagini ai suoi racconti precedenti ma si tratta di materiale mnemonico da prendere molto con le pinze perché potrebbe non essere corrispondente alla realtà».
Un «buco» comunque rimarrà. «In genere la perdita della memoria arriva fino ai momenti immediatamente precedenti il trauma. Se poi il soggetto ha subito anche un danno cerebrale le cose si complicano, soprattutto per chi cerca la verità».
Tradotto nella lingua degli investigatori: c’ è un po’ da lavorare. Una sola cosa è certa: quella sera, nel fiordo, Laura ha fatto un volo terribile.

Andrea Pasqualetto apasqualetto@corriere.it.

ANDREA PASQUALETTO

 

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